Alcuni giorni fa un’amara sorpresa ha accolto gli aderenti e i frequentatori dei locali del Centro Studi Libertari “Luigi Fabbri” di Jesi, in Via Pastrengo 2. Lo striscione che da qualche tempo campeggiava sull’entrata non c’era più. I cordini che lo tenevano fermo apparivano recisi di netto in più punti. Il testo recitava: “Beati i popoli che non hanno bisogno di eroi, sul lavoro, a scuola, in strada, davanti a un porto. Qui 12.000 libri per essere normali antieroi!”. Il testo aveva la finalità duplice di far sentire meno soli chi in questi tempi viene facilmente abbandonato e dimenticato, e di sottolineare come le diversità di pensieri e culture, che ad esempio 12.000 libri – quelli contenuti nell’archivio del “Fabbri” e nella Biblioteca Circolante – rappresentassero uno strumento di crescita, solidarietà, ed emancipazione.
Come è noto, i libri hanno dato sempre fastidio a chi vuole e si accontenta di idee semplici e uomini forti. Il fascismo in Italia ne censurava la pubblicazione, il nazismo in Germania, li metteva al rogo. Riferimenti passati che purtroppo appaiono di tremenda attualità, in un paese dove, nel 2016, appena 4 italiani su dieci hanno letto un libro. Un paese che è fra i primi per analfabetismo funzionale della sua popolazione. E i risultati, purtroppo, sono sotto gli occhi di tutti. Poi, per carità a fare gli eroi con uno striscione degli anarchisti, sono bravi tutti! Al pari di quelli che fanno le ronde in dieci per intimidire un ambulante, o di quei vendicatori che si fanno giustizia da se, sparando in giro per la città (o anche dentro casa, con la nuova legge sulla legittima difesa). Presto metteremo un nuovo striscione, magari per sottolineare che quello di Riace è un modello da diffondere più che da perseguire. Ma in fondo uno striscione è poca cosa, è il messaggio che trasmette chi lo mette, e di chi lo toglie.
26 ottobre 2018
Centro Studi Libertari “Luigi Fabbri” – Jesi
La.B.C. – La Biblioteca Circolante – Jesi